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  • Immagine del redattoreLe Due Frida

"Ciò che l'acqua mi ha dato" di Frida Kahlo: uno stagno di memorie

di Anna Grespan e Aurora Scremin


“Io ho sempre dipinto solo quello che mi passava per la testa. La mia vita e la mia realtà esattamente come le vedevo. Nel mio universo c’ero sempre e solo io…ed ero abbastanza.”


Coerentemente con queste parole tratte dal fumetto Frida. Operetta amorale a fumetti di Vanna Vinci, le opere di Frida Kahlo sono per la maggior parte autoritratti, ma nel 1938 ne dipinge uno molto diverso dai precedenti, Ciò che l’acqua mi ha dato: un quadro estremamente complesso, definito dalla critica come il più surrealista della sua produzione. L'anno successivo, il poeta e saggista André Breton organizza una mostra a Parigi interamente dedicata alla Kahlo: l’artista entra, così, in contatto con l’ambiente surrealista parigino e ne rimane colpita. Infatti, la ricchezza e la minuzia dei dettagli in Ciò che l’acqua mi ha dato sono un chiaro riferimento all’opera di Salvador Dalì. Nonostante questo evidente legame, Frida sosterrà qualche anno più tardi di non considerarsi una pittrice surrealista, in quanto la sua immaginazione non era un modo per evadere la logica e lasciarsi andare al subconscio, bensì un mezzo per accedere ai ricordi delle esperienze vissute. La tela, quindi, assume il ruolo di specchio su cui riflettere le memorie confuse di una vita straordinaria.

Nel libro della Vinci sopra citato, il personaggio che raffigura la pittrice descrive così la realizzazione del dipinto:


“Era stato come entrare in contatto con altre mie parti segrete, una sorta di immersione in un mondo interiore profondo e misterioso…e guardare ciò che da quel mondo liquido emergeva…”


Il “mondo interiore” viene, dunque, impersonato dal “mondo liquido”: concepita solitamente come simbolo di rinascita e rigenerazione, qui l’acqua racchiude, invece, un microcosmo che restituisce anche immagini di morte, paura, sessualità e dolore, come se la Kahlo non volesse censurare nulla nella sua personalissima narrazione. La sua vita è segnata da molte sofferenze e l’acqua ha deciso di essere onesta e le fa rivivere tutto il male che l’ha attraversata. L’osservatore, dallo stesso punto di vista di Frida, è completamente immerso in uno stagno di pensieri ed emozioni. Usiamo la parola “stagno” non a caso: l’acqua non è limpida, ma torbida e quasi immobile, come a voler comunicare un senso di decadenza e abbandono.


A differenza di altri autoritratti in cui si vede Frida nella sua interezza o a mezzo busto, in Ciò che l’acqua mi ha dato la parti del corpo più in evidenza sono i piedi e le gambe, i punti più deboli che sono, infatti, feriti e sanguinanti. Questo sta ad indicare il dolore fisico, dovuto alla varie operazioni subite da Frida, ma anche il dolore interiore e mai risolto di questa immensa donna. Il riflesso dei piedi nell’acqua non è leggero e sbiadito come ci si aspetterebbe, è invece perfettamente delineato, creando un effetto straniante e quasi mostruoso.

Gli elementi che compongono il dipinto sono molteplici, ma al centro si può notare una donna nuda dai lunghi capelli neri con una corda al collo: da un lato la corda è tenuta da un uomo, dall’altro troviamo un equilibrista e degli insetti. Probabilmente, la figura femminile rappresenta Frida e quella maschile il feticcio di Diego Rivera: l’immagine, dunque, simboleggerebbe l’amore morboso e contraddittorio tra i due; una relazione caratterizzata da un equilibrio instabile, proprio come l’individuo in bilico sulla corda. Inoltre, in seguito a numerosi interventi, l’artista fu sottoposta a varie pratiche per raddrizzare la colonna vertebrale, tra le quali anche la sospensione appesa ad una corda che le passava sotto il mento e sulla testa, per questo possiamo dire che la Kahlo si trovava quotidianamente nel limbo tra la vita e la morte.

A sinistra della donna, galleggia un tipico abito della tradizione messicana, che è in netta opposizione con la cultura capitalista degli Stati Uniti, rappresentata da un grattacielo che fuoriesce da un vulcano in eruzione. La Kahlo, molto vicina alle idee rivoluzionarie del comunismo, sembra voler chiarire come il progresso irrefrenabile porterà all’auto-distruzione definitiva di questo modello socio-economico. La visita a New York con Diego diventa un motivo di scontro tra i due. Rivera si trova a suo agio tra gli americani, mentre lei li detesta:


“I gringos non mi sono mai piaciuti…per loro conta quello che hai, non quello che sei.”


Probabilmente l’uccello che si vede steso, a petto in su, sui rami di un albero spoglio è il simbolo di quel viaggio sbagliato nella Grande Mela.

Sul lato destro del quadro, tra una vegetazione verde e rigogliosa, si trovano un uomo dai baffi neri ed una donna vestita di bianco, con una corona di fiori in testa: il padre Guillermo e la madre Matilde, vestiti a nozze, rappresentano, in maniera speculare al vestito sopra descritto, le radici messicane dell’artista e i pilastri fondamentali della sua formazione.

In basso a destra, vi sono due donne senza vestiti sopra un letto: l’erotismo sotteso in questa immagine rimanda agli amori omosessuali che Frida ha intrattenuto nel corso degli anni e rimarca la necessità dell’artista di raccontare tutto di sé, di liberarsi anche di quegli aspetti che forse all’epoca erano considerati (bigottamente e ipocritamente) inappropriati. Ecco perché non sarebbe del tutto giusto parlare di surrealismo: la Kahlo aveva il coraggio di portare sulla tela molte realtà che erano volutamente nascoste dalle convenzioni sociali del tempo; quindi, i suoi quadri non si collocano fuori dal reale, ma sono pienamente dentro a quegli angoli più profondi, non visibili dall’esterno, ma strenuamente attaccati alla vita vera.

In Ciò che l’acqua mi ha dato l’interiorità della pittrice prende forma in una serie di simboli che galleggiano sull’acqua. Passato, presente e futuro coesistono sulla medesima superficie. La struttura stessa del quadro sembra invitare coloro che osservano ad entrare nella vasca e sprofondare nella memoria e nell’esistenza di Frida Kahlo.


Note bibliografiche

Barbezat, S. (2017), Frida Kahlo, Milano: Electa.

Vinci, V. (2016), Frida. Operetta amorale a fumetti, Milano: 24 Ore Cultura.



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