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  • Immagine del redattoreLe Due Frida

Alberto

di Anna Grespan



Cammino ormai da giorni, instancabile. Dovrei essere felice: cammino verso la libertà tanto agognata, invece l'unica cosa a cui riesco a pensare è il freddo. L'aria pungente penetra sotto la pelle e sembra congelarmi i pensieri. Non sento più i piedi cosparsi di vesciche incrostate di fango, ma cammino, instancabile. Mi sforzo di mettere un piede davanti all'altro: questo semplice e naturale movimento risulta macchinoso e dolorosissimo. Eppure cammino, instancabile.

Il francese che mi sta accanto forse non è così stanco ed ha pure voglia di parlare – Et alors, Alberto, on est libre, tu ne crois pas? Mentre lo dice accenna un cinico sorriso ed io, che non conosco molto la lingua, mi soffermo sulla parola chiave di quella breve frase. D'altronde, non è così che ti insegnano a scuola? Cogli il termine principale, a partire dal quale, ricostruisci il significato dell'intero enunciato. Be, il senso è ancora una volta la nostra libertà, così vicina e, allo stesso tempo, inafferrabile. Ecco perché “libre” viene subito contraddetto da una smorfia beffarda. In fondo, non ci crediamo nemmeno noi, ma camminiamo, instancabili.

Nonostante sia finalmente fuori da quel luogo disumano, la sofferenza mi accompagna ancora, come un'amica fedele. Diversi paesaggi mi scorrono davanti agli occhi e a volte sono quasi sicuro di vedere in lontananza la magra figura del mio amico Primo. Abbiamo condiviso tutto, ma ora cammino da solo, instancabile. Non è potuto venire con noi, ma ce la farà, non ho dubbi. Ringrazio ogni giorno per aver conosciuto la sua intelligenza, riservatezza e lungimiranza. È riuscito a portare un po' di poesia all'inferno e, per questo, gli sarò sempre grato. Eravamo i due italiani del Block 45 e molti compagni stranieri confondevano i nostri nomi. Non c'era da biasimarli, visto che per sei mesi io e Primo siamo stati inseparabili: abbiamo diviso la cuccetta dove dormivamo e anche il cibo che riuscivamo a procurarci in più, oltre alla razione quotidiana.

Il 18 gennaio 1945 questa marcia interminabile ha avuto inizio. Il giorno prima sono andato a salutare Primo, bloccato nel suo sporco giaciglio a causa della scarlattina. Non sono servite molte parole, quelle ormai le avevamo consumate tutte. Sono bastati un lungo sguardo e qualche gesto per rinnovare l'amicizia che ci aveva salvati. Sono sempre più debole, ma il pensiero di Primo non mi lascia, mentre cammino, instancabile.


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